
ELISABETH CHAPLIN
SOLD
Provenienza
Elisabeth Chaplin. I simboli e i giorni, Palazzo Vecchio, Firenze, 30 ottobre -12 dicembre 1993
Elisabeth Chaplin. Intermezzo romano, Associazione via Borgognona e Piazzetta Bocca di Leone, Roma, 10 – 18 luglio 2004
Bibliografia
Elisabeth Chaplin. I simboli e i giorni, catalogo della mostra, Palazzo Vecchio, Firenze, 30 ottobre-12 dicembre 1993, a cura di G. Serafini, Edizioni Polistampa, Firenze, 1993, pp. 20, 57;
G. Serafini, Elisabeth Chaplin. Disegni, Edizioni Polistampa, Firenze, 1997
G. Serafini, Elisabeth Chaplin. Intermezzo romano, catalogo della mostra, via Borgognona e Piazzetta Bocca di Leone, Roma, 10 – 18 luglio 2004, Edizioni Polistampa, Roma, 2004.
G. Serafini, Elisabeth Chaplin. Tre stagioni di simboli, Edizioni Polistampa, Firenze, 1994, pp. 132-133;
G. Serafini, Ninfe fiesolane. La pittura di Elisabeth Chaplin, in Art e Dossier, mensile culturale del gruppo editoriale Giunti, n. 69, 1992, pp. 21-26;
M.S. de Salvia, Elisabeth e i due nudi, in Minuti Menarini, 299, 2001, pp. 15-19.
Nipote del grande pittore francese Charles Chaplin e figlia della poetessa e scultrice Marguerite Bavier-Chaufour, Elisabeth Chaplin, ancora bambina, segue la famiglia che agli inizi del ‘900 si trasferisce a Firenze. E’ proprio qui che la giovane Elisabeth comincia a disegnare e ad aprirsi a quel mondo che in seguito l’avrebbe consacrata come una delle più affascinanti pittrici del suo tempo, frequenta assiduamente gli Uffizi, s’innamora e copia i grandi pittori del passato come Botticelli e Jordaens.
Nel capoluogo toscano, città dalla cultura artistica variopinta, Elisabeth si mantiene fedele solo a sé stessa, perseguendo uno stile tutto suo e considerandosi allieva quasi esclusivamente dei grandi artisti del passato.
Dai quindici ai venti anni la pittrice realizza i suoi primi capolavori. Influenzata all’inizio dalla pittura impressionista (si vedano opere come Les enfants au soleil e Ritratto di famiglia, entrambi del 1906), la pennellata si fa poi larga e fluente, la gamma cromatica si accende, i contrasti si stagliano sulle figure, messe in risalto da una luce che le investe dal basso. Non c’è più nulla di naturalistico e tutto profuma di simbolismo. Eppure, allo stesso tempo, la tematica ricorrente delle sue opere è la figura umana, ripresa soprattutto dai suoi modelli familiari, la madre e la sorella, ma anche il fratello e perfino il cane. Dice Giuliano Serafini: “Dell’opera pittorica di Elisabeth Chaplin, che si è protratta per oltre un sessantennio di prodigiosa attività, resta il senso di uno spartiacque tra due culture figurative: la materna e francese, assorbita per zeit-geist nel primo periodo italiano (1910-1920), e la italiana e fiorentina, ripresa piuttosto, quasi per un rigurgito di nostalgia neoplatonica, nel vivo dei Salons parigini (1920-1930 e oltre) al momento dell’adesione al verbo decò”[1]
Tra il 1910 ed il ’14 espone alle grandi esposizioni italiane, a cominciare dalla Società delle Belle Arti nel 1910, l’Internazionale di Valle Giulia a Roma nel 1911, la Promotrice Fiorentina nel 1912, la Secessione Romana nel ‘13 e la Biennale di Venezia nel ‘14.
Dal 1911 si trasferisce a Villa Il Treppiede, sulle colline fiesolane, dove dimorerà fino alla fine dei suoi giorni, salvo il ventennio parigino, e dove ambienterà tutta una serie di fortunati dipinti.
Nel 1916 Elisabeth segue la sua famiglia a Roma, dove entra in contatto con un clima culturale frizzante e internazionale e dove consolida definitivamente la sua fama di pittrice internazionale. Difatti già dal 1920 comincia ad esporre al Salon di Parigi ed il grande successo ricevuto la spinge a trasferirsi nella capitale francese nel 1922, dove vive fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Qui assorbe lo spirito internazionale della città. Va al Panthéon e all’Hotel de Ville a studiare il simbolista Puvis de Chavannes, ottiene importanti commissioni pubbliche per la realizzazione di grandi murali nelle chiese di Notre-Dame du Salut e Saint Esprit, riceve la medaglia d’oro all’Exposition Internationale nel 1937 e la Legione d’Onore nel ’38.
Proprio in questa città la pittrice si riscopre ancora una volta italiana ed elabora una pittura misticheggiante tra quella dei nabis e i pre-raffaelliti. “Non somigliare a nessuno è da sempre il motto e il programma di Elisabeth”[2], dice ancora Serafini.
Finita la guerra rientra a Firenze e da qui prosegue il suo intenso lavoro pittorico, ottenendo, negli anni Cinquanta, numerosi incarichi per edifici civili e religiosi della città, fino alla mostra antologica a lei dedicata presso l’Istituto Francese di Firenze nel 1965.
Il dipinto da noi presentato, Due Nudi o Doppio Ritratto, realizzato nel 1918 circa presso la villa Il Treppiede, è uno dei pochi sfuggiti all’acquisizione di un consistente nucleo di opere della Chaplin da parte della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti pochi anni prima della sua morte; si può a ragione considerare uno dei capolavori ancora presenti sul mercato.
Elisabeth si raffigura qui in una duplice posizione, frontalmente e di spalle, mentre mantiene un drappo rosso che maliziosamente le scivola via. La mimesi scompare, le sembianze fisionomiche lasciano il posto ad aspetti simbolisti che trascendono dalla pura ripresa naturalista. Il chiaroscuro è violento, le luci sono incandescenti e investono la figura tipicamente dal basso, la gamma cromatica è squillante, con accostamenti di rossi e di azzurri. Si avverte un sapore esotico nei capelli lunghi e corvini, nel drappo rosso così somigliante a un pareo. E’ proprio per questo che Serafini conclude la sua descrizione del dipinto affermando che “mai come in questo involontario omaggio a Gauguin, che resta una delle sue opere più affascinanti ed emblematiche, il nudo appare risolto con altrettanta pienezza di stili e verità”[3].
Alcuni dei grandi capolavori della pittrice sono custoditi in collezioni pubbliche, come il suo primo dipinto, Autoritratto con l’ombrello verde, opera del 1903, visibile lungo il Corridoio Vasariano e un numeroso gruppo di grandi opere acquistate pochi anni prima della sua morte dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti che le ha dedicato un intera sala.
[1] G. Serafini, Elisabeth Chaplin. Disegni, Edizioni Polistampa, Firenze, 1997, p. 11.
[2] G. Serafini, Elisabeth Chaplin. Intermezzo romano, catalogo della mostra, via Borgognona e Piazzetta Bocca di Leone, Roma, 10-18 luglio 2004, Edizioni Polistampa, Firenze, 2004, p. 41.
[3] G. Serafini, Elisabeth Chaplin. Tre stagioni di simboli, Edizioni Polistampa, Firenze, 1994, p. 132.
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