

GIOVANNI GUERRINI
VENDUTO
Temperamento eclettico, naturalmente propenso alla sperimentazione, Giovanni Guerrini si cimenta in un'attività artistica poliedrica. Riceve un’educazione politecnica che, nel tempo, saprà dispiegare in vari campi espressivi: sarà, infatti, pittore, litografo, cartellonista, progettista di oggetti e di arredi, allestitore e architetto. Una vulcanica e versatile attività che ha origini nella sua formazione alla Scuola di Disegno di Faenza cui iscrive nel 1902. Qui, assieme agli amici Domenico Rambelli, Ercole Drei e Giuseppe Ugonia fa parte del “Cenacolo baccariniano” – un gruppo che si ispira all’Art Noveau muovendosi fra il purismo e il simbolismo preraffaelita anglosassone e middeleuropeo. Prosegue gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Inizia ad esporre le sue litografie in ambito locale e nazionale e nel 1912 partecipa alla Biennale di Venezia dove sarà presente anche nel 1914 e, ininterrottamente dal 1920 al 1936.
Insegna architettura e pittura decorativa all'Accademia di Belle Arti a Ravenna. Nel 1922 un incendio di origine dolosa distrugge le decorazioni murali che aveva dipinto nel Palazzo delle Cooperative di Ravenna. In un secondo tempo il suo stile diviene più realistico. Progetta, insieme agli architetti Ernesto Bruno Lapadula e Mario Romano, il Palazzo della Civiltà Italiana all'EUR di Roma. Fonda a Ravenna l'Istituto Statale d'Arte per il mosaico e lo dirige dal 1961.
Le sue opere sono entrate a far parte di collezioni prestigiose come la Galleria Nazionale di Roma e di Milano, i Musei di Cremona di Tokio, e di Lima.
Nella sua pittura si ritrovano echi del tempo in cui vive, ma interpretati in modo personale adottando un linguaggio di raffinata sobrietà formale.
Parallelamente alla sua attività artistica fatta di linee sintetiche e forti richiami simbolisti, Giovanni Guerrini dedica le sue ricerche e sperimentazioni anche al paesaggio, inteso come rappresentazione dello stato dell’animo. Lontano da tutto ciò che vuole essere un esercizio di rimandi e associazioni, è evidente che alcuni suoi paesaggi, come il disegno qui presentato, risentono in particolar modo dell’opera dell’artista francese Charles-Marie Dulac, che aveva molto probabilmente visto a Ravenna[1] (FIG. 1).
FIG. 1 - Charles-Marie Dulac, Les ètoils du matin, 1893, litografie, tavola II della serie “Suite de paysages”.
Sono opere, queste di Guerrini, che privilegiano intime cromie di controluce, di aurore e vespri, Chiaro di luna ne è un perfetto esempio. Rappresenta una delle pochissimi incursioni dell’artista nella tecnica divisionista. Qui si uniscono le due principali correnti che in quegli anni dominavano le arti grafiche: la spinta simbolica che carica la figura di sentimento rendendola veicolo di allegorie, e l’attenzione tutta italiana per il disegno.
Questo particolare e poetico soggetto, fu molto caro a Guerrini; un luogo isolato, un notturno che attraverso giochi di luci e angoli ombrosi esprime un senso di mistero che tanto affascina l'artista e anche lo spettatore.
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