SIRIO TOFANARI FLORENCE 1886-MILAN 1969
Mostre
Venice 1926, hall 23 (Greed punished); Florence 2010, (Crab)
Bibliografia
XV Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia. Catalogo, Venezia 1926, nn. 41-42, p. 89 (Golosità punita); Càssola 1926, p. (Il granchio e la conchiglia); Biancalani 1980, pp. 309-312 (Il granchio); De Lorenzi 2010, p. 184.
Il bronzetto, dalle contenute dimensioni ma dal compatto e assai solido esito formale, mette in scena la lotta impari di un granchio che tenta di stringere con entrambe le chele le rotondità sfuggenti del guscio di una grossa conchiglia, cercando invano di giungere alla golosa preda racchiusa al suo interno. La scultura appartiene alla metà degli anni Venti, periodo in cui l’attività di Tofanari come scultore ‘animalista’ aveva già riscosso più che lusinghieri apprezzamenti in ambito nazionale ed internazionale. Le sue creazioni si distinguono infatti per doti di saldezza plastica, tanto che i contemporanei ne apprezzavano la “monumentalità” pur nelle ridotte dimensioni. Con grande abilità descrittiva nella caratterizzazione del soggetto, Tofanari realizzerà nel tempo una sorta di sorprendente campionario dei più vari esemplari della fauna animale, modellati e finemente cesellati con suadente valenza decorativa: conigli, babbuini, coccodrilli, elefanti, gufi, avvoltoi, orsi, tigri… una “natura viva” osservata attentamente all’interno degli zoo per conferire ai suoi modelli la tipicità espressiva e convincente della posa e dei movimenti.
E’ assai probabile che il piccolo bronzo in oggetto sia uno degli esemplari esposti nel 1926 alla XV Biennale di Venezia, dove Tofanari inviava, insieme alla scultura I paperi, anche la coppia di sculture dal titolo Golosità punita (15. Esposizione Internazionale d'Arte della città di Venezia: catalogo, 4. ed., Venezia, 1926, nn. 41-42, p. 89); coppia che in seguito sarà presentata anche alla I Mostra Nazionale d’Arte Marinara a Roma, organizzata da Arturo Lancellotti nel Palazzo delle Esposizioni in via Nazionale, tra il novembre e il dicembre 1926.
Grazie alla descrizione offerta da Filippo Càssola su Atlantica. Rivista d’Italia e d’America in una recensione della mostra romana, è possibile identificare proprio ne Il granchio e la conchiglia una delle due sculture di soggetto marino, definite da Càssola “di sicuro effetto”. La coppia – di cui presentiamo in mostra solo uno dei due esemplari – entrò a far parte della collezione di Ugo Ojetti (cfr. De Lorenzi 2010) che molto ammirava l’attività artistica del fiorentino Tofanari, cresciuto all’interno del gruppo della Giovane Etruria diretto da Galileo Chini. Ojetti aveva apprezzato l’attività di animalista di Tofanari, in possesso di uni stile personale e distintivo, sin dai suoi esordi alla Prima biennale di Arte decorativa di Faenza nel 1908 (cfr. De Lorenzi, p. 184).
La sintetica semplicità delle sue sculture lascia tuttavia ai suoi animali, agili e muscolosi, tutta la loro vita, ed arriva – in talune delle sue forme più perfettamente riuscite – a tradurci nella plastica quella profonda espressione della psicologia delle bestie libere e selvaggi che la penna di Kipling ci ha dato nei libri delle jungle di cui lo scultore è appassionato lettore.
Al suo stile Tofanari è giunto per gradi, dopo anni di lavoro e di svaghi impressionistici. Ma già quando, ventiduenne, egli nel 1908 espose per la prima volta a Faenza, apparve quasi una rivelazione, e l’opera fu acquistata dal Re. A Venezia, l’anno successivo, vide un’altra opera sua acquistata per la Galleria d’arte moderna di Firenze; nel 1911 a Barcellona, il suo gruppo premiato fu acquistato per quel Museo. Alla XIV Biennale veneziana del 1924 il suo gruppo Babbuini colpiva per la stilizzazione e la raffinata sintesi decorativa.
Monica Vinardi
Bibliografia estesa:
Nello Tarchiani, La fiorentina primaverile di Belle Arti, in «Emporium», vol. 59, n. 354, giugno 1924, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo, pp. 355-372.
Ugo Nebbia, La quattordicesima Biennale Veneziana. II. – Le mostre retrospettive – Gli scultori nostri – Il “Bianco e Nero” – Un po’ d’arte decorativa, in “Emporium”, vol. 55, n. 329, maggio 1922, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo, pp. 281-290.
Carlo Biancalani, Sirio Tofanari, in Scultura toscana del Novecento, Umberto Baldini, a cura di Banca Toscana – Nardini Editore, Firenze 1980, pp. 307-317.
Da Fattori a Casorati. Capolavori della collezione Ojetti, catalogo della mostra a cura di Giovanna De Lorenzi (Viareggio, Centro Matteucci per l’Arte Moderna, 26 giugno-12 settembre 2010; Tortona, Pinacoteca Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, 25 settembre-28 novembre 2010), Centro Matteucci 2010.
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