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Collezione

Collezione

VINCENZO CAMUCCINI, Foot studies

VINCENZO CAMUCCINI ROME, 1771-1844

Studi di piede
Matita su carta ocra
219 x 409 mm
Maggiori informazioni

Provenienza

Collezione Barone Vincenzo Camuccini, Palazzo Camuccini, Cantalupo in Sabina

Mostre

Galleria Francesca Antonacci, Camuccini, Finelli, Bienaimé: protagonisti del Classicismo a Roma nell’Ottocento; 2021, Roma-Parigi, I Camuccini. Tra Neoclassicismo e sentimento romantico, a cura di Antonacci Lapiccirella Fine Art e Maurizio Nobile Fine Art, Roma 1-28 ottobre 2021 presso Antonacci Lapiccirella Fine Art, Parigi 5-11 novembre presso Galerie Eric Coatelem, Parigi 16 novembre-3 dicembre 2021 presso Maurizio Nobile Fine Art

Bibliografia

Vita di Vincenzo Camuccini e pochi studi sulla pittura contemporanea, a cura di C. Falconieri, Roma 1875; Vincenzo Camuccini (1771 – 1884). Bozzetti e disegni dallo studio dell’artista, catalogo della mostra a cura di Gianna Piantoni De Angelis, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, 27 ottobre – 31 dicembre 1978, Roma, De Luca, 1978; Camuccini, Finelli, Bienaimé: protagonisti del Classicismo a Roma nell’Ottocento, a cura di F. Antonacci e G.C. de Feo, catalogo della mostra (Roma, Galleria Francesca Antonacci, 15 maggio - 5 luglio 2003), Roma 2003, n. 29; I Camuccini. Tra Neoclassicismo e sentimento romantico, catalogo della mostra a cura di Antonacci Lapiccirella Fine Art e Maurizio Nobile Fine Art, testi di Stefano Bosi, Roma – Parigi 2021, p. 21, n.5

Nel 1787 Camuccini affianca allo studio anatomico dal vero quello condotto sulle opere antiche e dei maestri del Cinque e Seicento italiano. Fino a questo momento l’artista si è limitato a studiare tali testimonianze nell’isolamento della propria abitazione copiandole attraverso i numerosi cataloghi illustrati e le stampe di traduzione procurategli dal fratello Pietro. Così “per apprendere il comporre, egli disegnava a contorno composizioni di Raffaello, di Domenichino e di Nicolò Possino e d’altri sommi, non solo dai loro grandi originali, ma da quante buone stampe gli venivano per mano: […] e questo esercizio facea per ben conoscere da quali linee risultava quella ammirabile armonia, da essa ottenuta nella disposizione delle figure e nel modo di aggrupparle, specialmente nei soggetti della storia antica”[1]. Il giovane Vincenzo, tuttavia, si spinge presto a cogliere gli esiti più innovativi presenti nel panorama del neoclassicismo romano dell’epoca. A stimolarlo è soprattutto l’interpretazione letteraria e sentimentale proposta dal pittore e archeologo inglese Gavin Hamilton. Ma determinante per la sua formazione rimane il fratello Pietro che, per i suoi interessi antiquari e per la sua attività di collezionista e mercante d’arte, è in contatto con il variegato ambiente culturale della capitale che, a partire dal 1781, gravita intorno all’atelier della pittrice Angelika Kauffmann, il cui salotto è frequentato da artisti e letterati quali Antonio Canova, Vincenzo Monti, Goethe e collezionisti come Thomas Jenkins e Lord Bristol. È proprio grazie a questa cerchia di amatori e cultori d’arte che Vincenzo si dedica in questi anni all’esecuzione di copie a matita o a olio degli antichi maestri. Nel contempo, l’amicizia e la collaborazione con l’archeologo Ennio Quirino Visconti lo stimola a approfondire, con rigore storico-critico, desunto dalle teorie di Winckelmann, la conoscenza della statuaria classica di cui esegue studi dal vero dagli esemplari conservati nei Musei Vaticani e Capitolini. Tale esercizio impegna l’artista per lungo tempo e lo porta a studiare principalmente la squadratura dei panneggi e la resa plastica del modellato, da cui attinge in seguito nel definire il carattere ‘antico’ dei personaggi dei suoi quadri di storia.

 

                                                                                                                                Stefano Bosi



[1] C. Falconieri, Vita di Vincenzo Camuccini e pochi studi sulla pittura contemporanea, Roma 1875, p. 19. La stessa testimonianza è presente pure in P.E. Visconti, Notizie intorno la vita e le opere del barone Vincenzo Camuccini pittore, Roma 1845, p. 8.

 

 

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