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Collezione

Collezione

ROMANO DAZZI, Lionesses, 1935
ROMANO DAZZI, Lionesses, 1935

ROMANO DAZZI ROME 1905 -FLORENCE 1976

Leonesse, 1935
Coppia di disegni a carboncino
120 x 130 cm each
Firmati e datati: Romano Dazzi 1935


VENDUTO

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Maggiori informazioni

Bibliografia

Ugo Ojetti, I disegni di Romano Dazzi, Milano, Bassetti e Tumminelli, 1920, tav. LI.

Disegni di Romano Dazzi, catalogo della mostra a cura di Giovanna De Lorenzi (Firenze, Uffizi, Gabinetto dei disegni e stampe), Firenze, Olschki, 1987.

Giovanna De Lorenzi, Ugo Ojetti critico d’arte: dal Marzocco a Dedalo, Firenze, Le Lettere, 2004.

Romano Dazzi, disegni, catalogo della mostra a cura di Galleria Lapiccirella, (Roma, Palazzo Venezia) Firenze, Lapiccirella, 2004.

Libero Andreotti, Antonio Maraini, Romano Dazzi, gli anni di Dedalo, catalogo della mostra a cura di Francesca Antonacci, Giovanna Caterina de Feo, (Roma, Galleria Francesca Antonacci, 14 maggio – 26 giugno 2009) Roma 2009.

Romano Dazzi, figlio del noto scultore Arturo, nasce a Roma nel 1905. Fin da bambino mostra di possedere spiccate doti artistiche, tant’è che nel 1919, appena quattordicenne, la Galleria d’Arte Bragaglia allestisce una sua esposizione presentando al pubblico centoquaranta disegni, l’introduzione al catalogo è redatta da Ugo Ojetti, uno dei tanti illustri amici di famiglia. La mostra riscuote un sorprendente successo di pubblico e critica, molti nomi autorevoli del panorama artistico dell’epoca ritrovano nel giovane Dazzi l’emblema di quella nuova generazione maturata in seguito alla Grande Guerra. Tra i soggetti favoriti dall’artista vi erano soprattutto scene di combattimento, oltre a straordinari ritratti di animali selvaggi visti, in realtà, al giardino zoologico della sua città, dove il ragazzo era solito passare intere giornate disegnando. Ojetti nota immediatamente il prodigioso talento del ragazzo e decide di seguire da vicino il suo percorso artistico. In questi anni i disegni di Dazzi erano ancora contrassegnati da uno stile acerbo caratterizzato da un segno rapido ed “espressionista”, non linea con il gusto più pacato e meditato di Ojetti. Il critico tenta di educare il ragazzo verso una nuova espressione insegnandogli a governare l’esuberanza della propria creatività con la forza ordinatrice dello stile. Il quotidiano controllo esercitato da Ojetti sul giovane sembra dare subito buoni frutti, tuttavia Dazzi si sentiva lontano da questa pacatezza stilistica. Il pretesto per sganciarsi da questa pesante tutela glielo offre, nel 1923, l’invito da parte del governo italiano di documentare con una campagna di disegni la spedizione militare in Libia al seguito del maresciallo Graziani. I mesi trascorsi nel deserto lasciano in Dazzi un segno indelebile. La qualità del lavoro scaturito da quest’esperienza è straordinaria, ma non sempre in linea con le indicazioni di Ojetti, così il rapporto tra i due volge all’epilogo. Fu una rottura amara, vissuta dal critico con risentimento.

Negli anni successivi Dazzi si concentra su quelli che saranno i motivi peculiari della sua ricerca: la resa del movimento, il non finito e l’idealizzazione delle forme.

Ed è a questo secondo periodo della sua vita a cui appartengono questa straordinaria coppia di carboncini raffiguranti Due Leonesse, la massima espressione di movimento ed una grandissima libertà nel tratto; l’artista torna a quell’interesse per la rappresentazione del movimento che aveva formato il fulcro della sua ispirazione fin dai primi anni. Romano Dazzi, dopo aver ripreso pieno possesso del suo talento istintivo ed irruento si dedica con ancor più intensità ed amore a raffigurare gli animali, dove con veloce ma sicura mano mostra la maestosità dell’animale e allo stesso tempo la loro dolce bellezza.

 

 

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