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Collezione

OPERE SU CARTA

THAYAHT (ERNESTO MICHAHELLES), Paesaggio esotico

THAYAHT (ERNESTO MICHAHELLES)

Paesaggio esotico
Acquerello su carta
46 x 46 cm
Firmato e datato in basso a sinistra: Cheak 1914, e in basso a destra: 3 marzo 1914, Ernesto Michahelles
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Maggiori informazioni

Bibliografia

F. Antonacci, D. Lapiccirella e C. Cerutti (a cura di), Thayaht e Ram dal Futurismo al Novecento, (catalogo della mostra, Roma, Galleria Francesca Antonacci, 5 aprile – 15 maggio 2004), Roma, OKPrint, 2004.

A. Scappini (a cura di), Thayaht. Vita, scritti, carteggi, (catalogo della mostra, Rovereto, MART, 2005), Milano, Skira Editore, 2005.

Nato nel clima cosmopolita fiorentino di fine secolo, bisnipote di Hiram Powers (considerato il padre della scultura americana), Ernesto Michahelles s’interessa presto all’arte, insieme al fratello Ruggero e alla sorella Cristina, detta Tita. I suoi quaderni al ginnasio, che abbandonerà per l’istituto tecnico, erano già pieni di diagrammi colorati e, una volta conseguita la licenza fisico-matematica, decide di dedicarsi totalmente all’attività artistica frequentando gli studi di pittori come l’americano Julius Rohlsoven, di acquafortisti come Filippo Marfori SAvini, e dell’architetto Caldini.

I nuovi fermenti che, grazie a Marinetti e ai Futuristi, cominciano ad animare la scena italiana non possono che trovare in lui un attento e ricettivo osservatore, come dimostra un nucleo di primi disegni firmati “Cheak” ed eseguiti tra il 1910 e il 1915. Esposti nelle vetrine di Brogi durante le prime manifestazioni futuriste a Firenze, verranno acquistati da un ignoto collezionista straniero. Questo nucleo fa parte, a sua volta, di una prima serie di opere, eseguite tra il 1910 e il 1918, dove la spiccata predisposizione per l’astratto-decorativo viene inizialmente addolcita dall’influenza Liberty o Déco, a seconda dei casi: visioni malinconiche dei giardini di Villa Ibbotson, casa di famiglia a Poggio Imperiale, si alternano a scarne figure di adolescenti in atteggiamenti classico-romantici, a paesaggi spaziali “alla Flash Gordon” o ad immagini fantascientifiche basate su un rigoroso costruttivismo. Le tecniche preferite sono tempera e acquerello, con le quali ama costruire paesaggi come puzzle colorati, tracciando a china o ad inchiostro le linee di contorno con mano sicura e delicata.

Nello specifico del disegno qui presentato, lo stile risente di richiami tematici (il sole raggiato, ad esempio) e di grafismi déco.

 

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