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Collezione

OPERE SU CARTA

Guido MARUSSIG, Alba di luna su l'Estuario [Moonrise on the Estuary], 1920

Guido MARUSSIG

Alba di luna su l'Estuario, 1920
Oil on cardboard
47,3 x 47 cm
Firmato in basso a destra: GVIDO MARVSSIG
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Maggiori informazioni

Mostre

1920, Milano, Galleria Pesaro

Bibliografia

V. Pica, Mostre individuali, Mostre individuali, V. Zanetti-Zilla, G. Marussig, B. Disertori, V. Zecchin, catalogo della mostra, Galleria Pesaro, Milano 1920, p.13, n. 44

V. Strukelj, G. Sgubbi, a cura di, Guido Marussig. Il mestiere delle arti, catalogo della mostra, Trieste 2004, p. 172

 

Bibliografia di riferimento

E. Prete, s.v. Guido Marussig, in La pittura nel Veneto. Il Novecento. Dizionario degli artisti, a cura di N. Stringa, Milano 2009, p. 278

Firmato e titolato sul verso, dove è riportato anche l'indirizzo dello studio milanese dell'artista: ALBA DI LVNA SV L’ESTVARIO / GVIDO MARVSSIG / MILANO / 43 VIA MONFORTE


 

Come Ferruccio Scattola (Venezia, 1873 – Roma, 1950) e, ancor più dichiaratamente, Teodoro Wolf Ferrari (Venezia 1878 – San Zenone degli Ezzelini, 1945), anche Guido Marussig si muove a suo agio fra la Biennale, dove esordisce a vent'anni, nel 1906, e Ca' Pesaro, dove espone già nel 1908, anche ideandone graficamente il primo manifesto.

Formatosi in un clima mitteleuropeo, fra Trieste e Venezia (dove frequenta l'Accademia con Ettore Tito ed Augusto Sezanne), la sua poetica è già ben delineata all'altezza del 1907, quando è invitato a esporre nella sala della Biennale, dedicata all'Arte del Sogno, Salice piangente, opera assai apprezzata dai contemporanei e recentemente riproposta al pubblico in occasione della mostra dedicata a Klimt e all'arte Italiana al Mart di Rovereto.

Sulla scia di Mario de Maria (Bologna, 1852 - 1924) e parallelamente a Gennaro Favai (Venezia, 1879 - 1958), Marussig assimila la cultura del Simbolismo tedesco, addolcita in chiave decorativa. Si distingue per composizioni di raffinatissima esecuzione, prive di figure umane, costruite su di un punto di vista ravvicinato e caratterizzate da un taglio di estrema modernità. Paesaggi selezionatissimi (e molto rari) i suoi, sensibili alle cascate cromatiche del secessionismo klimtiano, cui si mescola con formula originalissima certo sintetismo Nabis, mutuato dalla prossimità del pittore al gruppo di Ca' Pesaro, a Gino Rossi (Venezia, 1884 – Treviso, 1947) ed Umberto Moggioli (Trento, 1886 – Roma, 1919) in particolare

 

La stagione veneziana si conclude con la prima maturità dell'artista che, trasferitosi a Milano nel 1916, s'inserisce con successo nella realtà culturale della città, prendendo parte ad alcuni importanti appuntamenti espositivi. In particolare, nel 1920, è presente con 18 opere alla rassegna che la Galleria Pesaro dedica a quattro grandi maestri veneziani del Novecento: oltre a lui, Vettore Zanetti Zilla, Benvenuto Disertori e Vittorio Zecchin. Nel catalogo, curato da Vittorio Pica, è citata anche Alba di luna sull'estuario, opera di rarefatta eleganza che ripropone ad anni di distanza una composizione del 1907, intitolata Tramonto (fig. 1). Rispetto al dichiarato simbolismo d'impronta nordica che innerva il dipinto più antico, nell'opera del 1920 rilevante è la scoperta del valore autonomo della materia cromatica, declinata in una chiave squisitamente decorativa, che va di pari passo con una marcata stilizzazione bidimensionale che guarda alla Secessione viennese e che si ritroverà, di lì a poco, in termini di sintesi formale pressoché identici, nel Traghetto di Santa Maria del Giglio (fig. 2), presentato nel 1924 alla XIV edizione della Biennale di Venezia

 

Dopo l'esperienza di Fiume a fianco di Gabriele D'Annunzio (che gli commissionerà interventi decorativi al Vittoriale), è impegnato tanto in pittura, quanto nelle arti decorative ed in architettura, ambiti che lo vedono pienamente convolto nel clima del Novecento italiano.

 

Fig 1.

Tramonto, 1907, Collezione Daniela Balzaretti

 

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