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TEFAF MAASTRICHT 2024
9 - 14 Marzo 2024
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TEFAF MAASTRICHT 2024

PASSATE exhibition
WALTHER GASCH, View from the Benediktenwand Peak of the Zillertal Alps, 1938

WALTHER GASCH Lipsia 1886 -Nentershausen-Dens 1962

View from the Benediktenwand Peak of the Zillertal Alps, 1938
Tempera su resina sintetica
63 x 85 cm
85 x 106 x 7 cm (con la cornice)
Firmato e datato in basso a destra: Walther Gasch 1938.
CHIEDI INFORMAZIONI
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Mostre

Grande mostra dell'arte germanica del 1939 in nella Haus der Deutschen Kunst zu München

Al verso: Walther Gasch 1938.|Blick von der Benedicte wandspritze | nach den Zillertaler Alpen. |

              Demmel yoch|Dürrnberger yoch, Zotten yoch|Kunstharz platte. Gips-zinkweiss = groud.|

              Ei tempera. Nicht ftrnissen!

Hochis-spitze - Hintere sonnenspitze | Sonn wendegebirge  Mit Rofangruppe| Yuiven

 Walther Gasch 1938.|Vista dal wandspritze Benedicte | alle Alpi della Zillertal. |

 Demmel yoch|Dürrnberger yoch, Zotten yoch|Lastra in resina. Gesso zinco bianco = terra.|

Tempera all'uovo. Non verniciare!

Hochis spitze – Hintere sonnenspitze | Montagne del Solstizio - Con Rofan Group| Yuven

 

Al verso: Großen Deutschen Kunstaustellung 1939 im Haus der Deutschen Kunst zu München

Etichettadella Grande Esposizione d'Arte Tedesca 1939 nella Casa dell'Arte Tedesca a Monaco di Baviera.

 


 

Con ben 1.800 metri di altitudine, la vetta Benediktenwand (Fig. 1) è considerata ancora oggi una delle montagne più suggestive delle Prealpi Bavaresi, e offre una vista completa in tutte le direzioni. Grazie alla sua posizione esposta, offre una vista mozzafiato a 360°: da un lato è visibile il panorama alpino delle montagne del Karwendel con il Walchensee, dall'altro la vista sulla pianura con il lago di Starnberg. In particolare, questa panoramica veduta montuosa qui presentata si rivolge alle Alpi della Zillertal, a cavallo del confine tra l'Italia e Austria.

 

 
 Fig. 1 - Benediktenwand
 

Questo dettagliato e scenografico paesaggio alpino viene realizzato dall’artista attraverso una fitta sequenza di piani prospettici, in cui diverse fila di imponenti montagne si susseguono una dietro l’altra;  a partire dalla fantasiosa vegetazione in primissimo piano, fino a raggiungere le vette innevate più lontane. Grazie ad un uso sapiente del colore Walther Gasch dipinge costruendo lo spazio in modo dettagliato, permettendo allo sguardo dello spettatore di distinguere perfettamente i piani fino a vedere l’ultima vetta in lontananza.

Una caratteristica molto interessante del dipinto, oltre che la sua alta qualità pittorica, è il modo in cui l’artista traccia sul retro una sorta di mappa delle vette che corrispondono a quelle dipinte sul fronte della tavola in resina. Va aggiungo che il retro dell’opera reca una quantità di informazioni che l’artista ha ritenuto necessario condividere: oltre al suo nome, il titolo dell’opera, la data di realizzazione, le indicazioni di tipo geografico attraverso la mappa, l’autore inserisce anche la tecnica di realizzazione dell’opera Lastra in resina. Gesso zinco bianco = terra.|Tempera all'uovo. Inoltre si raccomanda di Non verniciare!

 

Gasch frequenta l’Accademia d’arte di Dresda dal 1905, studiando con Emanuel Hegenbarth e Oskar Zwintscher, e successivamente con Richard Müller. Intraprende viaggi di studio in Francia, Italia e Olanda e nella prima parte della sua carriera dipinge principalmente nature morte, paesaggi e ritratti, oltre a studi di animali e uccelli.

Dopo aver prestato servizio nell'esercito durante la prima guerra mondiale, Gasch è attivo nell'associazione di aiuto agli artisti della Sassonia, cercando assistenza finanziaria per gli artisti che tornavano dal fronte. È particolarmente impegnato riguardo ai diritti economici della comunità artistica e ha servito come portavoce del “Consiglio rivoluzionario provvisorio degli artisti” una delle due organizzazioni di artisti concorrenti a Dresda. Il gruppo di Gasch era più radicale del suo rivale, noto semplicemente come “Consiglio degli artisti” e comprendeva pittori espressionisti come Oskar Kokoschka. Sebbene i due gruppi alla fine si siano fusi, nessuna delle richieste di Gasch è stata mai accolta. Entra a far parte dell’ Deutscher Künstlerverband Dresden (Associazione tedesca degli artisti di Dresda) fondata nel 1927 e dal 1929 insegna incisione alla Hochschule für Graphik und Buchkunst (Scuola di Grafica e Arte del Libro) di Lipsia, dove nel 1937 inventa un nuovo procedimento per l'acquaforte e l'acquaforte in lastre di resina dura sintetica, che rendeva superata la lastra metallica e riduceva notevolmente la perdita dei tratti più fini durante la stampa.

 

Con l'ascesa del NSDAP, i nazionalsocialisti, Gasch diviene un fervente membro del partito. Ben presto diventa una figura di spicco nei circoli artistici del partito a Dresda e dal 1933 è capo del ramo sassone della commissione per le belle arti del NSDAP.

Come molti altri artisti, musicisti e scrittori tedeschi, Gasch fiorisce sotto il regime. Quale membro della Reich Association of Fine Artists, è stato strettamente coinvolto con la “Grande mostra d'arte tedesca”, la grande mostra di propaganda nazista dell'arte tedesca tenutasi alla Casa dell'arte tedesca di Monaco di Baviera nel 1939, alla quale quest’opera viene presentata, come attesta l’etichetta presente sul retro dell’opera. (Fig. 2).

 

Fig. 2 - Label of the Great German Art Exhibition 1939 held in the German Art House in Munich
 

L’artista firma il dipinto sul davanti con il suo nome in lettere runiche – antico alfabeto germanico – e anche il retro è meticolosamente inciso con lo stesso carattere.

L’iscrizione molto dettagliata sul retro fa riferimento (in alto a destra) alle vette Hochis-spitze e Hintere sonnenspitze ponendo l’accento su Sonn wendegebirge (tradotta: Montagna del Solstizio) territori in cui un’antica tradizione medievale di stampo germanico celebra il giorno del Solstizio d’Inverno (YULE), per celebrare il riorno del sole. A sottolinearne l’accento, l’artista inserisce un piccolo simbolo le cui quattro parti indicavano le cosiddette «feste del fuoco», ovvero i due solstizi e i due equinozi.

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