Donne antiquarie, tra innovazione e leadership al femminile, ai vertici di un settore che sta lentamente cambiando pelle.
Tra le donne italiane nate nel mondo dell’antiquariato c’è Francesca Antonacci, romana, quarta generazione di una storica famiglia di antiquari. «Sono cresciuta nel bello e dentro questo mestiere», racconta. «L’ho visto fare da mia nonna e soprattutto da mio padre Giuseppe, con cui mi sono formata e da cui ho imparato moltissimo. Ma il mio percorso me lo sono guadagnato con passione e fatica». Nel 2003 apre la sua galleria a Roma in via Margutta 54 (Francesca Antonacci Srl), con una mostra dedicata al Neoclassicismo, tuttora il suo principale ambito di specializzazione. Nel 2013, insieme a Damiano Lapiccirella, fonda Antonacci Lapiccirella Fine Art. La qualità del suo lavoro le ha valso la stima di collezionisti, storici e studiosi, ed è anche grazie a lei se l’Ottocento e il primo Novecento italiano hanno iniziato a trovare spazio, seppur ancora marginalmente, in importanti musei internazionali — tra le sue vendite più significative, due opere di Sartorio acquisite dal Musée d’Orsay. «Nei musei internazionali l’arte italiana si ferma spesso al Vedutismo, poi c’è un vuoto. L’Ottocento italiano non viene promosso all’estero, se non grazie a noi galleristi. La vera urgenza oggi è semplificare la burocrazia: servono certificati di libera circolazione e “passaporti” per le opere, per poter competere con i colleghi europei e valorizzare davvero il nostro patrimonio».