
Fausto MELOTTI
Provenienza
Collezione privata
Mostre
Palazzo Cucchiari, Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerre, mostra a cura di Massimo Bertozzi, Carrara, 24 giugno – 29 ottobre 2023
Bibliografia
Novecento a Carrara. Avventure artistiche tra le due guerra, catalogo della mostra a palazzo Cucchiari, Carrara, 24 giugno – 29 ottobre 2023, p. 124.
Poeta, musicista, pittore, scultore e ceramista, Fausto Melotti nasce a Rovereto l'8 Giugno del 1901. Si trasferisce a Firenze, poi studia all’università di Pisa (1918) per terminare gli studi al Politecnico di Milano, dove si laurea in ingegneria elettronica nel 1924. Nel 1928 si iscrive all’Accademia di Brera di Milano, dove è allievo di Adolfo Wildt, insieme a Lucio Fontana, con il quale stringe un lungo sodalizio.
Melotti fu un artista poliedrico e molto prolifico e risulta quasi impossibile legare la sua produzione ad una particolare tecnica o tematica senza dare un'interpretazione solo parziale della sua visione artistica.
Le sculture per cui è maggiormente conosciuto sono costituite da elementi geometrici realizzati con metalli (ottone, ferro e oro) lavorati in filamenti sottili, dando vita a composizioni eteree, senza peso e quasi fragili. La visione artistica di Melotti si traduce in una vasta produzione di sculture e disegni che spaziano tra figurativo, geometrismo e astrattismo, mantenendo comunque la costante della ricerca personale, caratterizzata dal disporre gli elementi nello spazio seguendo ritmi affini alla musica. All’indomani del secondo conflitto mondiale, la completa distruzione dello studio milanese lo spinge verso una produzione quasi frenetica di ceramiche e di sculture in terracotta. Questo episodio causa un cambiamento molto importante e radicale nella sua visione artistica, conducendolo a sospendere le sue sperimentazioni nell’astrattismo dedicandosi esclusivamente all’arte figurativa per tutti gli anni Cinquanta. Le figure che realizza in questo periodo risultano piuttosto enigmatiche e le decora prediligendo vivaci smalti policromi. L’artista dà vita a una serie di invenzioni poetiche originalissime – vasi sole, vasi luna, vasi pesce, vasi gallo, vasi pavone, le grandi figure femminili dette “Kore” – e parallelamente intensifica la collaborazione con Gio Ponti in alcuni importanti interventi decorativi su vasta scala. Nella produzione ceramica l’eccellenza scultorea di Melotti tocca vertici di esemplare bellezza e ne testimonia un’interessante attitudine formale e costruttiva. Egli definisce la ceramica come “un pasticcio”, “una cosa anfibia”, forse per evidenziare la sfida a cui essa ogni volta sottopone il suo artefice, ma le numerose opere da lui realizzate restano oggi come testimonianza del suo interesse verso questo medium.
L’opera qui presentata è stata prodotta proprio in questo periodo in cui Fausto Melotti vive una sorta di rinascita artistica e creativa. Onirica e fantasiosa, per certi versi tradizionale e innovativa allo stesso tempo, la ceramica di Melotti incarna una libertà di visione capace di oltrepassare modelli e convenzioni, dimostrando un’autonomia stilistica risolta e capace di ri-prodursi in un’infinita gamma di variazioni. La varietà di soluzioni, infatti, attraverso colori, iconografie e forme lascia intuire l’ampio bagaglio di modelli, interessi, passioni e conoscenze che sottostanno alla loro produzione.
La scultura qui presentata è stata realizzata attorno agli anni Cinquanta ed esprime i caratteri tipici dell’intero percorso artistico dell’artista: la leggerezza della materia, la forte spiritualità, la propensione architettonica. La donna veste un lungo abito drappeggiante, mentre un manto le copre la testa quasi come se una folata di vento alle sue spalle ne gonfiasse il tessuto. Una mano, delicatamente affusolata, si avvicina al petto mentre l’altra è distesa lungo il corpo.
In alcune opere, come in questa qui presentata, si vede maggiormente l’influenza di Lucio Fontana (FIG: 1). Proprio come nelle opere di quest'ultimo, l'abito e il manto si espandono nello spazio con diverse increspature. I colori brillanti e le forme barocche richiamano lo stile “fontaniano” e sono quanto di più distante rispetto al gusto dominate dell'epoca.
Fig. 1
Lucio Fontana, Donna che balla, scultura in ceramica, 1950 c
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