

LODOVICO POGLIAGHI MILAN 1857 -VARESE 1950
Provenienza
Roma, collezione privata
Bibliografia
Mario De Micheli, La scultura dell’Ottocento, Torino 1992
Cecilia Chilosi, Ceramiche della tradizione ligure. Thesaurus di opere dal Medio Evo al primo Novecento, Genova 2011
Artista poliedrico e dal gusto eclettico, Ludovico Pogliaghi (1857-1950) si forma all’Accademia di Brera sotto la guida di Giuseppe Bertini (1825-1898) per la pittura, e con Giovanni Strazza (1818-1875) e poi con Pietro Magni (1817-1877) per la scultura, compiendo il suo percorso di studi nel 1880. Dal 1890 è nominato professore di Ornato nella stessa Accademia milanese. Artista polivalente, pittore, scultore, orefice, decoratore, illustratore, scenografo, restauratore, egli rappresenta nel lunghissimo periodo della sua attività, che si spinge ben entro il Novecento, un campione della tradizione accademica ottocentesca nella interezza delle sue manifestazioni.
Ricordiamo le principali realizzazioni: come scultore, la porta principale del Duomo di Milano con Storie della Vergine, compiute tra il 1906 (i battenti) e il 1908 (la cimasa), il Crocifisso e i candelabri per l’altare maggiore; la porta principale del Duomo di Como; la decorazione scultorea nella Cappella del Santissimo Sacramento nella Basilica di Sant’Antonio a Padova (commissionata nel 1906, avrà tempi esecutivi lunghissimi, che si concluderanno definitivamente nel 1936); lavora poi nel 1910-1911 per il Duomo di Chiavari e ancora per il Duomo di Pisa, ove realizza gli angeli porta croce e i candelabri per l’altare maggiore; tra il 1910 e il 1911 lavora al gruppo allegorico marmoreo de La Concordia per il Monumento a Vittorio Emanuele II a Roma, attuale Altare della Patria. Come pittore ricordiamo i molti interventi decorativi all’interno di palazzi patrizi lombardi a partire dagli anni ’80 del XIX secolo, e l’intervento pittorico del 1910 nella Cappella Cybo nel Duomo di Genova. In molte di tali realizzazioni Pogliaghi ebbe come aiuti gli artisti Carlo e Luigi Rigola.
Grande abilità tecnica rivela la fusione in oggetto che presenta, raccolti nelle dimensioni contenute dell’ovale, particolari a tutto tondo e forti aggetti come la testa e le gambe della figura femminile e le gambe del putto, che addirittura eccedono dal perimetro della formella, insieme a rilievi minimi modellati con un sottile e raffinato segno grafico.
Se l’iconografia del bronzo da noi presentato è di evidente derivazione manierista è pur vero che altri confronti sovvengono con modelli decorativi derivati da un altro ambito delle arti applicate: la ceramica. E’ infatti possibile mettere a confronto il desco ovale con figurazione plastica di Lodovico Pogliaghi con i repertori decorativi dell’istoriato barocco che caratterizza per esempio la produzione bianco blu della ceramica ligure. Si segnala come l’accostamento di Pogliaghi al repertorio della ceramica potrebbe essere scaturito dalla sua frequentazione del capoluogo ligure all’epoca della esecuzione della decorazione del Duomo della città intorno al 1910.
Il riutilizzo da parte di Pogliaghi di suggestioni derivanti da più repertori decorativi, vari e di diversa tipologia, risponde al suo spiccato interesse storicista e al suo gusto eclettico esercitato anche come collezionista vorace di modelli di arte decorativa e di arte applicata, in un raffronto comparato e in una ibridazione costante di differenti orizzonti e contesti culturali, come è possibile ancora apprezzare all’interno della sua suggestiva casa-museo al Sacro Monte di Varese.