Attilio Selva: scultore del Novecento

Panoramica

Si deve riandare indietro nel tempo, fino al 1958,per trovare in biblioteca un catalogo monografico su Attilio Selva, grande scultore italiano. Questa disattenzione da parte della critica, non sembra giustificata né dalla qualità del lavoro di Selva, che è presente nelle collezioni dei maggiori musei italiani, né dalla quantità, essendo egli stato uno dei più coerenti, prolifici e longevi scultori della sua epoca.

L’occasione per rimediare a tale mancanza è data dalla mostra prevista per il mese di maggio presso la Galleria di Francesca Antonacci in Via Margutta 54 a Roma.

La mostra intende presentare una ampia e più completa possibile visione delle opere dello scultore: verranno così riproposti il gesso patinato delle statua  “Ritmi” (1914ca) con cui Selva partecipa alla Terza mostra della Secessione nel 1915,  e il gesso di  “Enigma” (1918ca), la statua che lo ha consegnato a fama indiscussa alla Prima Biennale romana nel 1921. Seguono poi il gesso “Susanna” (1919), esposto alla Società promotrice di Belle Arti di Torino nel 1920,  la più matura “Pomona” (1928)e Primula (1926) un marmo esposto a New York nello stesso anno.

Di Attilio Selva, Francesco Sapori nel 1949, diceva che egli “è scultore e quasi architetto del corpo umano, chenon cerca che il trionfo della forma”,  e ne coglieva  il realismo delle opere, unito però, allo sguardo liberamente dato ai modelli della statuaria classica e egizia.

A questi importanti e fondamentali capolavori, faranno da corollario alcuni fra i ritratti più suggestivi di questo artista. Qui prima che in altre occasioni, è evidente l’attenzione riservata allo studio della statuaria romana e rinascimentale, dove i volti dei modelli sono caratterizzati psicologicamente, e armoniosamente tratteggiati con maestria e cura. Ecco il “Ritratto di Claudio” (copia di quello alla Galleria Comunale d’Arte moderna di Roma), “Il Ritratto della signora Carena”, esposto a Parigi nel 1935, il “Ritratto di Chierichetto”, esposto a New York nel 1926, e quello di “Mafalda”.

L’attività di scultore monumentale a cui Selva si dedica sin dal primo dopoguerra è testimoniata in questa mostra, proprio da un ritrattino, forse un modello utilizzato per il volto della statua della Vittoria Alata, uno dei suoi monumenti più noti, realizzato tra il 1929 e il 1931 a Trieste con l’architetto Enrico del Debbio, e dal grande disegno preparatorio per la Fontana delle Cariatidi, in Piazza dei Quiriti a Roma.

Alcuni modelli in gesso che trattano il tema della madre con il bambino, sono in mostra ben otto diversi piccoli bozzetti,  testimoniano un tema caro all’artista, trattato sin dal 1924 quando partecipa a Firenze al concorso per il Monumento alla madre italiana.

La mostra si conclude accennando pure a un’altra, meno nota, produzione di Selva, quella delle statue di culto,  con cui partecipa a molte esposizioni d’arte sacra sia prima che dopo la Seconda Guerra mondiale, un interesse che prelude alla realizzazione della monumentale figura di San Carlo in Piazza Augusto Imperatore a Roma,  e che prosegue dagli anni Cinquanta con numerose statue eseguite per le nuove chiese della capitale.

 

Nota Biografica

Nasce a Trieste nel 1888 e muore a Roma nel 1970. Dopo i primi studi alla scuola Industriale si trasferisce a Milano dove lavora come scalpellino, poi a Torino, dove intorno al 1905 entra nell'atelier di Leonardo Bistolfi e si lega d'amicizia con Felice Carena. Due anni dopo vince a Trieste il Premio Rittmayer per Roma e si trasferisce nella capitale, dove tiene lo studio a Villa Strohl fern sino agli anni Venti. Espone alla Secessione del 1915, dove viene notato dalla critica. Allo scoppio della prima guerra mondiale, nonostante sia nato a Trieste, si arruola come volontario nelle file italiane partecipando alle operazioni militari sul Carso. Finita la guerra nel 1918 partecipa a una mostra internazionale degli artisti belligeranti a Zurigo; nello stesso anno l'esposizione alla Casina del Pincio ne decreta il successo. Nel 1919 si reca in Egitto per realizzare il Ritratto di Re Faad e i modelli per i coni delle monete. Dal 1920 esegue  numerosi monumenti fra i quali si ricordano quello a Guido Baccelli (1921) e la Fontana delle Cariatidi a piazza dei Quiriti (1928), entrambi a Roma; la Pietà per la cattedrale di Tripoli (1928); quattro statue per il Foro Mussolini (1931); la grande statua della Giustizia in porfido rosso per il Palazzo di Giustizia di Milano realizzato da Marcello Piacentini; il monumento a Oberdan a Trieste (1931) e quello a Nazario Sauro a Capodistria (1934). Nel 1932 viene nominato accademico d’Italia

Opere